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Tumore alla prostata. ECO fusion, approccio diagnostico innovativo

Il tumore della prostata è divenuto nell’ultimo decennio il tumore più frequente nella popolazione di sesso maschile. Il fenomeno si può spiegare grazie al miglioramento progressivo degli accertamenti diagnostici che ci permettono di arrivare alla diagnosi di malattia in modo precoce. Si stima, infatti, che la malattia sia presente in forma latente nel 15-30% dei soggetti con età superiore ai 50 anni fino ad arrivare a circa il 70% degli ottantenni.
SCREENING VOLONTARIO E PRELIEVO DEL SANGUE
Il primo accertamento diagnostico di patologia prostatica è solitamente conseguente ad uno screening volontario cui si sottopone, spontaneamente, il soggetto che manifesta i primi disturbi clinici. Il medico di base o l'urologo eseguono la palpazione della prostata e dei tessuti circostanti attraverso la parete del retto, introducendo nel retto un dito guantato e lubrificato valutando: le dimensioni e consistenza della ghiandola prostatica, l’eventuale dolore causato dal contatto o dalla pressione sulla prostata; la presenza di zone dure o noduli, che possono suggerire la presenza di una malattia neoplastica.
L’accertamento diagnostico prosegue poi con l’esecuzione di un prelievo di sangue che serve per quantificare il dosaggio nel sangue dell’antigene prostatico specifico (PSA). Questo enzima prodotto dalle cellule ghiandolari della prostata è molto abbondante nella ghiandola prostatica, mentre nel sangue raggiunge concentrazioni migliaia di volte più basse, ma può aumentare in caso di diverse patologie della prostata come l'iperplasia prostatica benigna, la prostatite o il tumore della prostata. Storicamente veniva considerato anormale un valore superiore a 4 nanogrammi per millilitro (ng/ml). Successivamente studi scientifici più che affidabili hanno rilevato che tumori clinicamente rilevanti possono coesistere con valori molto più bassi della proteina nel sangue, mentre la maggior parte dei soggetti con PSA > 4ng/ml non ha alcuna neoplasia prostatica.
L'interpretazione del PSA, e quindi l'indicazione ad eseguire una biopsia prostatica, deve essere fatta considerando, nel complesso, diversi fattori quali: familiarità di tumore della prostata, età del paziente, volume della prostata, andamento nel tempo del dosaggio della proteina.
Una volta ottenuti questi parametri clinici, lo specialista urologo esegue l’ecografia prostatica trans-rettale: la sonda ecografica essendo a contatto diretto con la ghiandola prostatica fornisce allo specialista ulteriori informazioni sul volume dell'organo e la presenza di eventuali noduli dovuti a calcoli prostatici.
La certezza però della diagnosi di patologia benigna o tumorale fino ad alcuni mesi fa veniva ottenuta eseguendo il “mapping prostatico”. Sempre sotto guida ecografica venivano inseriti per via trans-rettale o trans-perineale sottili aghi prelevando in questo modo campioni di tessuto prostatico. Non essendo possibile identificare l'immagine del tumore all'interno della ghiandola, i prelievi (da 8 a 24, ma mediamente 12) erano eseguiti secondo schemi prestabiliti. Questa operazione è dolorosa e per questo motivo presso la Casa di Cura venivano sempre eseguite in sala operatoria con sedazione del paziente sotto controllo costante dell’anestesista.
Essendo questa una modalità piuttosto invasiva risultava non scevra da rare complicanze come per esempio: ematuria, emissione di sangue con lo sperma, infezioni della prostata e sepsi o rettorragie che richiedono, infine, l'ospedalizzazione del paziente.
ECO FUSION: ECOGRAFIA CON TECNICA DI FUSIONE
Con l’acquisizione della metodica fusion oggi si può dire che questi problemi sono superati. L'ECO fusion è un esame innovativo che utilizza le informazioni generate principalmente dalla risonanza nucleare magnetica (RMN), durante un'ecografia, andando a fondere e sovrapporre le due immagini. In questo modo è possibile avere una rappresentazione tridimensionale degli organi e in particolare della ghiandola prostatica.
L'ecografia fusion permette di individuare con esattezza topografica la sede di una lesione sospetta per neoplasia e, attraverso un sistema di coordinate, di mirare con massima accuratezza la lesione stessa. È quindi una tecnica rivoluzionaria in quanto, nell'ambito della patologia prostatica, permette di effettuare biopsie sempre più mirate, utilizzate correntemente per la diagnosi precoce del carcinoma prostatico.
Durante l'esecuzione di una semplice ecografia, attraverso il posizionamento di una piccola sonda ecografica nel retto, le immagini ottenute vengono combinate, in tempo reale, a immagini pre - registrate ottenute mediante una risonanza nucleare magnetica multi parametrica. In questo modo il medico può procedere, se previsto, alla biopsia, guidando in tempo reale il percorso dell'ago all'interno dell'organo.
La Casa di Cura anche dopo l’acquisizione della tecnologia ECO fusion in accordo con lo specialista urologo continuerà ad eseguire tali accertamenti diagnostici in sala operatoria, in particolare verso i pazienti con poli patologie al fine di mantenere sempre un elevato standard di sicurezza e di evitare complicanze infettivologiche.