Portale della Fondazione Opera San Camillo - Urologia - Cremona

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Dottor Marco Finamanti, Responsabile del reparto di Urologia

 

TEAM MEDICO

Responsabile Dr. Marco Finamanti, Medico specialista urologo
Responsabile sezione uro-oncologia Dr. Julian Balla, Medico specialista urologo
Dr.ssa Anna Scanu, Medico chirurgo
Sig. Massimo Fasoli, Coordinatore Infermieristico U.O Urologia tel 0372567200
Sig.ra Marzia Vella, Coordinatore Infermieristico dell'ambulatorio tel 0372567519
PRENOTAZIONE
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0372 567511 - 0372 567460
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PRENOTAZIONE PRIVATI E ASSICURATI:
0372 567500
dal lunedì al venerdì dalle ore 9.00 alle ore 14.30

Ambulatorio di Urologia

L’urologia è quella branca della medicina che si occupa di tutte le patologie dell'apparato urinario maschile e femminile e dell'apparato genitale maschile.

È regolarmente attivo un servizio ambulatoriale per:

  • visite (urologiche ed andrologiche)
  • ecografie urologiche
  • endoscopia urologica (cistoscopia)
  • studi urodinamici invasivi con annesso servizio di riabilitazione del pavimento pelvico

 

Quali sono le principali patologie urologiche?

Le patologie urologiche sono molteplici, per semplificare le dividiamo in due gruppi : le patologie di tipo oncologico e le patologie di tipo non oncologico

 

Per quanto riguarda quelle oncologiche, ricordiamo: 

  • il tumore della prostata, che è il tumore a più alta incidenza nel maschio dopo i 50 anni
  • il tumore del rene
  • il tumore della vescica 
  • il tumore del testicolo e del pene
     

Per quanto riguarda invece le patologie non oncologiche, ricordiamo le principali tra cui:

  • la calcolosi urinaria
  • le infezioni delle vie urinarie 
  • le patologie funzionali del tratto urinario, come l'ipertrofia prostatica benigna e la vescica iperattiva.

  

Trattamento delle patologie urologiche

Le cure e i trattamenti possibili per le patologie urologiche sono numerose e dipendono da numerosi fattori: diagnosi, importanza della patologia, condizioni generali del paziente. La Casa di Cura San Camillo si avvale di team multidisciplinari e le più innovative tecnologie per il trattamento sia delle patologie oncologiche sia delle patologie benigne.

Cura delle patologie oncologiche dell’apparato uro-genitale

  • Interventi chirurgici in video-laparoscopia (prostata e rene)
  • Trattamento endoscopico con laser dei tumori uroteliali
  • Trattamento endoscopico dei tumori vescicali (anche con ausilio di diagnosi fotodinamica con PDD)
  • Trattamento dei tumori dell’apparato genitale maschile (pene e testicoli)

Trattamenti delle patologie urologiche benigne

  • Trattamento della calcolosi (litotrissia della calcolosi vescicale e dell’alto apparato urinario RIRS, ULL)
  • Trattamento mini invasivo della ipertrofia prostatica benigna con:  
    tecnica con laser a luce verde (Green Light Laser)
    termoterapia con vapore acqueo (tecnica Rezum)

  • Trattamento della stenosi uretrale (dilatazione uretrale, uretrotomia endoscopica, uretroplastica)
  • Trattamento dei diverticoli vescicali
  • Trattamento dell’incontinenza urinaria femminile
  • Trattamento dell’incontinenza urinaria maschile (posizionamento di proACT, A-TOMS, iniezione endovescicale di tossina botulinica)
  • Nefrectomia semplice mini-invasiva e trattamento mini-invasivo per patologia benigna del rene
  • Trattamento della Sindrome del giunto pielo-ureterale
  • Trattamento del varicocele
  • Trattamento dell’incurvamento penieno (corporoplastica)
  • Trattamento con onde d'urto (ESWT) della malattia di Peyronie
  • Trattamento della fimosi, del frenulo breve, della stenosi del meato uretrale, dell’idrocele, del testicolo ritenuto, delle cisti dell’epididimo, del diverticolo uretrale e della caruncola uretrale.

Prericovero

La maggior parte dei ricoveri per intervento chirurgico sono preceduti dal PRERICOVERO per la valutazione delle condizioni cliniche e del rischio anestesiologico.
La valutazione in prericovero viene prenotata dall’Ufficio ricoveri, viene effettuata circa 7-10 giorni prima del ricovero e prevede la rivalutazione dello Specialista con controllo degli esami/indagini previsti dai protocolli diagnostico-terapeutici, relativi alla patologia affrontata, e la visita del Medico Anestesista.

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FAQ

 

   

Esistono due fattori di rischio certi per il tumore della prostata: la familiarità e l'età avanzata
(dopo i 50 anni il tumore alla prostata è quello a più ad alta incidenza).

Esistono anche altri fattori di rischio legati allo stile di vita, che sono comuni ad altre patologie oncologiche:

  • il fumo di sigaretta, 
  • la dieta ricca di carni rosse e di latticini e povera di frutta e verdura
  • attività lavorative legate ad inquinanti ambientali

 

Cosa fare quando in famiglia c’è stato un caso di tumore alla prostata?

In caso di familiarità positiva  è consigliato sottoporsi ad accertamenti preventivi dall’età di 45 anni; negli altri casi è auspicabile sottoporsi ad accertamenti preventivi iniziando dai 50 anni.

 

Accertamenti diagnostici

Il tumore della prostata in rari casi determina insorgenza di sintomatologia specifica, se non in fasi avanzate, è pertanto fondamentale la prevenzione attraverso la visita urologica associata a prelievo ematico per il dosaggio del PSA.

Esistono poi degli strumenti diagnostici specifici di secondo livello che aiutano nella diagnosi come l’ecografia prostatica trans-rettale e la risonanza magnetica multiparametrica della prostata.

In caso di sospetto diagnostico l’urologo porrà quindi indicazione alla biopsia prostatica per avere una conferma istologica definitiva.

 

Dott. Marco Finamanti
Responsabile Reparto di Urologia

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Il tumore della prostata è divenuto nell’ultimo decennio il tumore più frequente nella popolazione di sesso maschile. Il fenomeno si può spiegare grazie al miglioramento progressivo degli accertamenti diagnostici che ci permettono di arrivare alla diagnosi di malattia in modo precoce. Si stima, infatti, che la malattia sia presente in forma latente nel 15-30% dei soggetti con età superiore ai 50 anni fino ad arrivare a circa il 70% degli ottantenni. 

SCREENING VOLONTARIO E PRELIEVO DEL SANGUE

Il primo accertamento diagnostico di patologia prostatica è solitamente conseguente ad uno screening volontario cui si sottopone, spontaneamente, il soggetto che manifesta i primi disturbi clinici. Il medico di base o l'urologo eseguono la palpazione della prostata e dei tessuti circostanti attraverso la parete del retto, introducendo nel retto un dito guantato e lubrificato valutando: le dimensioni e consistenza della ghiandola prostatica, l’eventuale dolore causato dal contatto o dalla pressione sulla prostata; la presenza di zone dure o noduli, che possono suggerire la presenza di una malattia neoplastica. 

L’accertamento diagnostico prosegue poi con l’esecuzione di un prelievo di sangue che serve per quantificare il dosaggio nel sangue dell’antigene prostatico specifico (PSA). Questo enzima prodotto dalle cellule ghiandolari della prostata è molto abbondante nella ghiandola prostatica, mentre nel sangue raggiunge concentrazioni migliaia di volte più basse, ma può aumentare in caso di diverse patologie della prostata come l'iperplasia prostatica benigna, la prostatite o il tumore della prostata. Storicamente veniva considerato anormale un valore superiore a 4 nanogrammi per millilitro (ng/ml). Successivamente studi scientifici più che affidabili hanno rilevato che tumori clinicamente rilevanti possono coesistere con valori molto più bassi della proteina nel sangue, mentre la maggior parte dei soggetti con PSA > 4ng/ml non ha alcuna neoplasia prostatica. 

L'interpretazione del PSA, e quindi l'indicazione ad eseguire una biopsia prostatica, deve essere fatta considerando, nel complesso, diversi fattori quali: familiarità di tumore della prostata, età del paziente, volume della prostata, andamento nel tempo del dosaggio della proteina. 

Una volta ottenuti questi parametri clinici, lo specialista urologo esegue l’ecografia prostatica trans-rettale: la sonda ecografica essendo a contatto diretto con la ghiandola prostatica fornisce allo specialista ulteriori informazioni sul volume dell'organo e la presenza di eventuali noduli dovuti a calcoli prostatici. 

La certezza però della diagnosi di patologia benigna o tumorale fino ad alcuni mesi fa veniva ottenuta eseguendo il “mapping prostatico”. Sempre sotto guida ecografica venivano inseriti per via trans-rettale o trans-perineale sottili aghi prelevando in questo modo campioni di tessuto prostatico. Non essendo possibile identificare l'immagine del tumore all'interno della ghiandola, i prelievi (da 8 a 24, ma mediamente 12) erano eseguiti secondo schemi prestabiliti. Questa operazione è dolorosa e per questo motivo presso la Casa di Cura venivano sempre eseguite in sala operatoria con sedazione del paziente sotto controllo costante dell’anestesista. 

Essendo questa una modalità piuttosto invasiva risultava non scevra da rare complicanze come per esempio: ematuria, emissione di sangue con lo sperma, infezioni della prostata e sepsi o rettorragie che richiedono, infine, l'ospedalizzazione del paziente. 

ECO FUSION: ECOGRAFIA CON TECNICA DI FUSIONE

Con l’acquisizione della metodica fusion oggi si può dire che questi problemi sono superati. L'ECO fusion è un esame innovativo che utilizza le informazioni generate principalmente dalla risonanza nucleare magnetica (RMN), durante un'ecografia, andando a fondere e sovrapporre le due immagini. In questo modo è possibile avere una rappresentazione tridimensionale degli organi e in particolare della ghiandola prostatica. 

L'ecografia fusion permette di individuare con esattezza topografica la sede di una lesione sospetta per neoplasia e, attraverso un sistema di coordinate, di mirare con massima accuratezza la lesione stessa. È quindi una tecnica rivoluzionaria in quanto, nell'ambito della patologia prostatica, permette di effettuare biopsie sempre più mirate, utilizzate correntemente per la diagnosi precoce del carcinoma prostatico. 

Durante l'esecuzione di una semplice ecografia, attraverso il posizionamento di una piccola sonda ecografica nel retto, le immagini ottenute vengono combinate, in tempo reale, a immagini pre - registrate ottenute mediante una risonanza nucleare magnetica multi parametrica. In questo modo il medico può procedere, se previsto, alla biopsia, guidando in tempo reale il percorso dell'ago all'interno dell'organo. 

La Casa di Cura anche dopo l’acquisizione della tecnologia ECO fusion in accordo con lo specialista urologo continuerà ad eseguire tali accertamenti diagnostici in sala operatoria, in particolare verso i pazienti con poli patologie al fine di mantenere sempre un elevato standard di sicurezza e di evitare complicanze infettivologiche. 

Per ipertrofia prostatica benigna intendiamo l'ingrossamento della prostata, evenienza correlata all'avanzare dell'età.

 

I sintomi principali legati a questa patologia vanno ad alterare la meccanica minzionale del paziente ed il riempimento e lo svuotamento vescicale e sono:

• indebolimento del getto urinario

nicturia, il fenomeno per il quale il paziente comincia ad alzarsi più volte di notte per andare a urinare.

• pollachiuria, la necessità di urinare più volte durante il giorno

urgenza minzionale, quando il paziente improvvisamente sente il bisogno impellente di dover andare a urinare e fatica a trattenere questo stimolo.

Altri sintomi specifici di questa patologia possono essere la sensazione di incompleto svuotamento vescicale e la minzione in più tempi.

 

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La diagnosi di ipertrofia prostatica benigna si basa innanzitutto sull'anamnesi, cioè quello che il paziente ci racconta; i sintomi di questa patologia, infatti, vanno ad alterare e a modificare di molto la qualità di vita del paziente. 


Associati alla visita urologica nella quale ci si accerta del reale aumento volumetrico della prostata, ci sono degli esami strumentali che vanno dagli esami di primo livello fino agli esami più specifici

 

Gli esami di primo livello, che solitamente danno parecchie informazioni all'urologo, sono:
- l’ecografia della prostata, la cosiddetta ecografia prostatica rettale

- l’uroflussometria, che è un esame molto semplice ma che descrive come il paziente urina e la forza del mitto

 

Come si cura l’ipertrofia prostatica benigna?

 

Per quanto riguarda il trattamento dell'ipertrofia prostatica benigna, esiste un ampio ventaglio di possibilità terapeutiche. Come primo step la terapia comportamentale, cioè si chiede al paziente di introdurre meno liquidi, soprattutto la sera, per evitare di incorrere in numerose minzioni notturne.

 

Quando invece i sintomi sono abbastanza gravi, entra in gioco la farmacologia con dei farmaci specifici che l'urologo prescrive al paziente, che hanno come scopo principale quello di far urinare meglio il paziente e di cercare di diminuire il volume della prostata.

 

Quando però anche i farmaci non riescono a risolvere o a diminuire la sintomatologia lamentata dal paziente, entra in campo la chirurgia con i cosiddetti interventi disostruttivi.

Grazie a questi interventi si andrà a rimuovere l’adenoma prostatico, cioè la parte che va a comprimere il canale uretrale.

La disostruzione prostatica può essere eseguita con varie tecniche, dalla classica resezione endoscopica con bisturi bipolare fino alla disostruzione, con i laser che permettono di liberare il canale uretrale e permettono al paziente di riprendere delle minzioni adeguate senza l'ausilio dei farmaci.

 

Dottor Marco Finamanti
Responsabile Reparto di urologia

 

 

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