Portale della Fondazione Opera San Camillo - La Chiesa al servizio degli ammalati - La Chiesa al servizio degli ammalati - Cremona
La Chiesa al servizio degli ammalati
Si è svolto a Verona il 25º Convegno nazionale della Pastorale della salute. Di salute e della vicinanza della Chiesa al malato hanno parlato Grazia Serra e Giacomo Cesare Avanzi nella trasmissione “Di Buon Mattino” del canale TV2000 con padre Virginio Bebber, presidente di ARIS (Associazione Religiosa Istituti Socio-sanitari) e amministratore delegato Fondazione Opera San Camillo.
Che cos'è ARIS e di che cosa si occupa?
ARIS è l'associazione che ha unito tutte le strutture di ispirazione cristiana e soprattutto è il frutto di un carisma, perché la nostra è una sanità carismatica, che deriva proprio dai nostri fondatori e dalle nostre fondatrici, quindi dal loro carisma nasce il servizio, il mettersi vicino all'uomo malato per dare una risposta alle sue sofferenze. E da questo è nato anche l'impegno in strutture sempre più complesse.
Quasi un anno fa siete stati accolti anche in udienza privata da Papa Francesco, insieme anche a dei malati, come è stato questo momento?
È stato un incontro molto bello, io ho definito il Santo Padre come un papà che accoglieva i suoi figli, figli che sono a servizio della persona malata ma anche figli malati.
Eravamo in 250 e il Papa alla fine ha voluto salutare uno a uno tutti i partecipanti, in particolare gli ammalati, perché lui vuole bene agli ammalati e quindi vuole incontrarli.
San Camillo de Lellis, Santa Giuseppina Vannini e San Giuseppe Moscati sono tutte figure di persone che hanno manifestato nella loro vita, e attraverso la santità che hanno vissuto ognuno nel loro modo, la vicinanza alle persone malate e continuano a essere in qualche modo un faro per noi.
Certo, io penso al fondatore del mio ordine, San Camillo, che ci ha lasciato un’espressione molto bella: “più cuore in quelle mani”. Lo diceva ai suoi religiosi che stavano curando gli ammalati nell'ospedale Santo Spirito ce lo ricordiamo ogni giorno noi come religiosi Camilliani ma lo ricorda ogni assistente sanitario, ogni persona che si accosta al letto di un ammalato. Più cuore, avere cuore. Non si va lì per mestiere, ma si va lì per spirito di servizio: la nostra sanità è al servizio dell'uomo malato.
Padre Bebber, quanto è importante la presenza della Chiesa proprio nel mondo della salute?
È sempre stata importante. Del resto è stato il mandato di Gesù Cristo: “andate, predicate e curate”. Quindi da questo comando da parte di Gesù è partito anche l’impegno, già dall’inizio, della Chiesa: l'ammalato faceva parte dell'attenzione della Chiesa apostolica. Del resto vediamo come Gesù ha fatto tanti miracoli verso gli ammalati e quindi questa vocazione di servizio verso l'uomo malato è stato un qualcosa che è rimasto sempre come motivo di ministero all'interno della Chiesa.
Quali sono le criticità del mondo della salute di quest'oggi a cui dovete far fronte anche voi come ARIS? Cosa manca per poterle affrontare?
A Verona, in una sessione del convegno, si è parlato di carisma e di sostenibilità. Purtroppo noi viviamo un momento di riduzione delle vocazioni, ma quello che maggiormente ci crea problemi è il mettere assieme l'attività e la sostenibilità di un’opera, perché un'opera deve essere sostenibile, altrimenti diventa un peso che non è possibile portare avanti. Quando io ho troppe difficoltà economiche all'interno di una struttura non mi è possibile effettuare un servizio come dovrei.
A monte di questo c'è anche una questione che riguarda la considerazione stessa del malato: molto spesso le persone che hanno bisogno di essere curate vengono trattate come portatori di una malattia e non come una persone che hanno una malattia. Vengono a volte invertiti malattia e malato, e numeri con esseri umani.
In questo momento, soprattutto negli ospedali, si cerca di fare il più veloce possibile nel dare risposte diagnostiche e anche interventi operatori, per poter poi spostare l'ammalato sul territorio e nella famiglia. Io dico che il più grande ospedale di oggi è il territorio e quindi anche su questo la Chiesa deve riflettere per vedere che risposte dà a questi malati che sono sul territorio. Questo vuol dire che dobbiamo dare risposte tecnologiche sempre più avanzate, perché altrimenti non si riesce a rispondere a questa necessità e quindi si fa fatica, molta fatica.
Un altro tema che sta particolarmente a cuore ad ARIS e ai camilliani è quello del fine vita. È quello di stare accanto a una persona appunto che sta morendo.
Certo, sta proprio toccando un argomento che mi sta molto a cuore. Perché io continuo sempre a dire anche ai miei associati, dove è possibile, di creare situazioni di hospice con attività di cure palliative, perché abbiamo bisogno di questo, dobbiamo dare risposte. Un malato che sta male ha bisogno di risposte.
Nella struttura dove attualmente lavoro c'è un hospice, un un reparto di cure palliative, dove si cura sempre ma non si guarisce mai e questo è molto faticoso anche per il personale, per quello sto molto vicino a loro. Perché questo nostro personale ha bisogno di essere sostenuto: sono persone che vogliono molto bene ai malati, e i malati si sentono in famiglia.
Qualche tempo fa è uscito un articolo sull’Avvenire, che parlava di hospice-famiglia. Perché dobbiamo creare l'ambiente famiglia all'interno delle cure palliative.
Quali altri temi sono emersi nel 25º Convegno Nazionale della Pastorale della salute?
Soprattutto l'importanza da parte delle strutture e degli operatori di essere vicini: devono esserci delle persone che si interessano di loro, che si accorgono e vogliono dare una mano. Questa deve essere la cosa principale sia dal lato sanitario sia dal lato umano, perché anche dal lato umano queste persone hanno bisogno di essere sostenute e aiutate.
Purtroppo dobbiamo pensare alla situazione in cui tante famiglie vivono, famiglie che non hanno proprio la possibilità di accedere alle cure. C’è un incremento di queste famiglie? È cambiato qualcosa negli anni?
Ci sono, però se la persona non ha la possibilità di accedere alle cure, ci sono le strutture che accolgono: noi accogliamo sempre le persone che hanno bisogno. Anche se siamo all'interno di una realtà dove la Regione ci fa un contratto, noi andiamo ugualmente oltre, perché noi vogliamo fare servizio. Vogliamo essere vicini all'uomo malato.
In questo momento la povertà è aumentata molto. Quindi vediamo come il settore delle persone che non pagano il ticket aumenta sempre di più, perché c'è l'aumento della povertà.
Il momento della pandemia ha creato 'un prima e un dopo’.
Il momento della pandemia è stato terribile. Proprio perché Cremona, dove io lavoro, è stato quasi il ‘centro’. Pensate che all'interno della mia struttura sono mancati il direttore sanitario e due religiosi, ma abbiamo avuto anche tanti altri lutti all'interno della nostra struttura perché eravamo anche noi centro Covid.
Momenti davvero terribili, che sono impresse nella mente di ognuno di noi. Grazie padre Virginio Bebber grazie per essere stato con noi e grazie per quello che fate.
Dopo l'esecuzione di visita specialistica e la valutazione della necessità di ricovero per intervento chirurgico, il paziente può essere indirizzato presso l'ufficio accettazione ricoveri al fine di stabilire la data del pre-ricovero, durante la quale vengono effettuate le indagini e la visita chirurgica ed anestesiologica preliminari all'intervento.
In relazione alla data di prenotazione e ai criteri di priorità di accesso, che tengono in considerazione soprattutto la data di prenotazione e le problematiche clinico-assistenziali del paziente, gli operatori dell'ufficio accettazione ricoveri o i capo sala delle UO, su indicazione del Medico di riferimento, provvedono a chiamare telefonicamente il paziente comunicando la data di ricovero.
I documenti necessari per il ricovero da presentare all'atto dell'accettazione amministrativa:
- Codice fiscale e tessera sanitaria ( o carta SISS)
- Impegnativa su modulo regionale rilasciato dal medico di Medicina Generale o specialista del SSN
- Richiesta del Medico in caso di ricovero in solvenza.
La permanenza del paziente in Casa di Cura, in regime di ricovero, può essere:
- In DayHospital con ritorno al domicilio in giornata, quando le necessità diagnostico-terapeutiche possono essere esaudite in giornata, con sufficienti garanzie per la sicurezza del paziente;
- In regime di degenza ordinaria, e quindi per più di una giornata, in tutti i casi nei quali per motivi clinici, assistenziali, si renda necessaria una permanenza presso la Casa di Cura più lunga di un giorno. In ogni caso, al momento del pre-ricovero, il paziente viene informato dal medico sulla durata prevista del ricovero, sulla tipologia degli interventi o degli accertamenti ai quali verrà sottoposto, sui rischi connessi, sulle altre possibilità di risposta ai suoi bisogni sanitari.
Alla fine del ricovero in reparto di degenza, il Medico provvede a rilasciare dettagliata relazione di dimissione riportante la diagnosi di ingresso, la prognosi, una sintesi del periodo trascorso in degenza, le indicazioni terapeutico-assistenziali ed eventuali controlli successivi; la lettera è indirizzata anche al Medico curante del paziente, al fine di renderlo edotto delle conclusioni sul suo paziente e poter garantire la continuità assistenziale necessaria.
Ecco tutte le assicurazioni e i fondi con cui la struttura è convenzionata
Reparti
La camera e il letto assegnati all'ingresso da parte del caposala rimangono di regola fissi per tutta la durata della degenza; in particolari casi, per gravi motivi clinici o organizzativi, su disposizione del medico o del caposala, possono essere cambiati,. Il paziente può richiedere anche in camera singola ( si veda sezione SOLVENTI). I pasti sono preparati nella cucina della Casa di Cura. il menù è programmato stagionalmente e diversificato ogni giorno.
Orario pasti:
colazione 7.00 Pranzo 11.30 cena 18.30
L'ospite può scegliere il menù più gradito, attenendosi alle indicazioni del medico.
Dal 30 novembre 2021 sono temporaneamente sospese le visite ai degenti; per l'accesso dei caregiver è necessario far riferimento ai coordinatori infermieristici dei reparti di degenza.
Per conoscere tutte le regole di accesso alla Casa di Cura è possibile consultare la pagina dedicata.
Il trasporto per l'accesso alla Casa di Cura e per il ritorno al domicilio, o verso una struttura residenziale, è a carico del paziente.
Per aver accesso alla linea telefonica in stanza, è necessario chiedere l'attivazione al caposala.
Nella struttura è severamente vietato fumare.
Presso gli uffici Accettazione ricoveri, CUP e sportelli solventi sono in funzione "terminali POS" per effettuare i pagamenti con carte di credito e bancomat.
La casa di Cura declina ogni responsabilità di furti di denaro e oggetti di valore; si consiglia di non portare con sé durante il ricovero, preziosi o somme ingenti, e comunque di custodire gli oggetti delicati e di valore nell'apposito armadietto munito di serratura con chiave.
Presso i locali dei caposala dei reparti di degenza e presso le sale di aspetto dei poliambulatori sono disponibili, in appositi contenitori, i questionari di gradimento secondo la normativa della Regione Lombardia; ai pazienti, sia ambulatoriali, che ricoverati, all'atto del ritorno al domicilio dopo la prestazione viene chiesto di compilare tali questionari e di depositarli nelle cassette posizionate nei vari piani della Casa di Cura o nei presi delle porte di uscita. La corretta compilazione dei questionari di gradimento permette al singolo cittadino di esprimere le sue considerazioni/valutazioni sul servizio ricevuto e alla Casa di Cura di migliorare la qualità del servizio offerto. La pubblicazione dei risultati avviene periodicamente e permette il miglioramento continuo.
Al momento dell'accettazione il paziente viene informato sulle modalità di trattamento dei suoi dati personali e sensibili, gli vengono fornite le garanzie per il rispetto della normativa in materia e gli viene chiesto il consenso scritto sul trattamento dei suoi dati.
I cittadini che ritengono opportuno segnalare personalmente disfunzioni o disservizi, o manifestare encomi, hanno due possibilità:
- segnalare il reclamo, l'encomio, al personale di qualsiasi Unità Operativa o servizio, e metterlo per iscritto (esistono anche appositi moduli disponibili presso ogni reparto e la portineria); il modulo di reclamo è disponibile QUI e può essere inviato via mail al seguente indirizzo: urp@casadicurasancamillo.it
- chiedere delucidazioni su trattamenti e servizi della Casa di Cura, rivolgendosi per una immediata ed esauriente risposta al numero 0372567111.
Una nuova frontiera per il trattamento degli edemi maculari.
Un trattamento oculistico sicuro, veloce e indolore.
Per una diagnosi accurata sono molto utili indagini strumentali.
Le quattro fasi di una visita cardiologica davvero accurata
Un’iniziativa della nostra Casa di Cura che sottolinea l’importanza della prevenzione e di controlli regolari per salvaguardare la salute.